Critica della ragion sadica

Critica della ragion sadica

Abstract

 

Superamento del nichilismo tramite l’ecologia a partire dalle opere di due autori – Sade ed Henry Miller – che hanno il merito filosofico di considerare il nichilismo ma il demerito di non considerarne i limiti. Di non pensare ecologicamente.

Un superamento in tal senso l’ho già avanzato in un passo di Perfect (2006):

Un altro libro – era in casa sua nessuno lo aveva letto faceva parte di una collana ed era stato preso per questo motivo – che Vittorio si è portato in valigia sembra invece fare sul serio. Sul tema – cattiveria. Aprendolo dal fondo Le 120 giornate di Sodoma gli appare un libro geniale. Guarda subito la data – 1785. Nel 1785 abbiamo avuto il genio dell’incompiuto – del fare un’opera frammentaria – che dà nella pagina finale anche ordini ad altri per portarla al termine. Perché magari l’autore è stato messo in carcere. Abbiamo poi – sempre nelle pagine di fondo – schemi cifre tabelle. Povero Umberto Eco – pensa Vittorio – povero postmoderno. Siete arrivati con due secoli di ritardo. Due secoli. Evviva – pensa – Donatiene Alphonse François marchese di Sade. Ancora – pensa – un martire. Un incompreso. Un illuminista incompreso. Un Baudelaire. Un Nietzsche. Pensa Vittorio e saltando a piè pari l’introduzione di Roland Barthes (questi critici in saccenti sessantottini afflitti da ogni ismo possibile e immaginabile e intolleranti – quanto è intollerante verso di loro Vittorio mentre tutti i più li idolatrano) va alla vita di Sade. Sade – suo potenziale autore preferito che però non ha fatto in tempo Vittorio a leggere nel periodo adolescenziale dedicato ai maudit e che dopo ha dovuto accantonare sia per i suoi interessi epistemologici sia per il suo veto verso le traduzioni. Sade – lègge – è nato nel 1740. Seguono una sequela di nomi – luoghi e persone – date. Già suda Vittorio per il tempo sottratto all’epistemologia – per aver preso oggi questa deviazione. Letteratura inoltre e come se non bastasse tradotta. Sorvola quindi sulla vita – bastandogli gli estremi cronologici – per potersi immaginare a che punto fosse giunta la tecnologia quando Sade scriveva. Per potersi immaginare ancora la fragilità il pericolo il dolore del vivere senza tecnologia. E parte. Un momento però prima. Sadesadismo. Scoperta dell’acqua calda ma Vittorio non aveva ancora avuto modo di pensarci a quest’etimologia. Lui che del resto non pensa alle etimologie e ha sempre pensato poco al sadismo – come a tutti i termini psicologici o psicologizzanti. Parte Vittorio e gli si presenta subito una scrittura distesa puntuale agevole. L’impalcatura per il racconto di una vicenda. È un sistema – come quello di un filosofo. E Vittorio che tiene una matita per sottolineare le parti filosofiche dei libri di letteratura – si sente subito chiamato in causa. E si sente ancora una volta validato il proprio principio spavaldamente e irriducibilmente anticrociano – Nei romanzi non cerco i romanzi ma la verità. Vola nella lettura delle pagine Vittorio – e sorvola anche su certe descrizioni (scopre intanto che le sue congetture sul Sade postmoderno sono tutte campate in aria perché il libro è rimasto incompiuto per meri motivi contingenti). Si instaura un dialogo un botta e risposta tra Sade e Vittorio. È questa pressoché l’unica modalità in cui Vittorio – nella vita sua – dialoga davvero. O sente di dialogare davvero. (Anche se lo fa senza credere di venire ricevuto amorevolmente e anche se per lui il tutto mi trasferisco in loro uomini antichi non vale – mantenendo sempre le distanze lui e un’avversità una diffidenza una solitudine un’antipatia).

–          L’esistenza di un creatore è un’assurdità ripugnante a cui neppure i bambini possono credere.

–          Ben detto. Viva il Settecento riformatore. I Lumi – la Scienza. Il materialismo.

–          Solo quanto procura piacere è giusto.

–          Mi sembra un po’ troppo banale e insignificante come principio. Bisogna definire prima di tutto che cos’è il piacere. Che cos’è la giustizia. E quando si entra nel campo delle definizioni si può fare dei termini quello che si vuole. Il principio del piacere è insensato. Non è filosofia – questa. Al limite roba da Freud. Ma Freud non era un filosofo. Non era uno scienziato. Era un ingenuo. Un prete. Facciamo l’esempio di un altro principio che mi sembra più filosofico e scientifico. Prendiamo invece del principio del piacere – né quantificabile né qualificabile ma solo immaginabile come uno spauracchio o un belzebù – il principio della sussistenza o dell’inevitabilità. Confrontiamo pure i tre termini. Piaceresussistenzainevitabilità. Possiamo aggiungere anche giustizia. Ecco – sono tutti termini astratti dialettici filosofici. Però mentre il piacere e la giustizia rimangono astratti senza poter essere raffigurabili o oggettivabili – per la sussistenza e l’inevitabilità è ben diverso. A un sasso posso estendere i termini sussistenza e inevitabilitàpiacere e giustizia no. Il valore filosofico ai termini sussistenza e inevitabilità è dato dal loro essere universali. La mancanza di valore filosofico ai termini piacere e giustizia è data dal non esserlo.

–          È incredibile a qual punto l’uomo – già limitato nei suoi piaceri e nelle sue possibilità – cerchi di soffocare ulteriormente la propria esistenza con pregiudizi vergognosi.

–          Verissimo. Lo dice esattamente anche Nietzsche.

Prende appunti Vittorio – tornando alle pagine introduttive del libro e integrandole. Le 120 journées vennero date alle stampe per la prima volta nel 1904. Quattro anni dopo la morte di Nietzsche e quattordici dopo la sua paralisi cerebrale. Nel luglio del 1789 Sade – che aveva 49 anni – era rinchiuso alla Bastiglia. Contribuì a scatenare i tumulti contro la fortezza – che per quanto simbolo della monarchia era allora quasi deserta – urlando ripetutamente dalle finestre della prigione che i prigionieri vengono torturati e che bisogna liberarli. Sade quindi non volendo è al cuore della Rivoluzione francese. Bisogna vedere se questa è al cuore dell’Illuminismo. Cioè dell’umanesimo. Sade – almeno per il sadismo – sembra non esservi. Il 14 luglio la Bastiglia è presa e il governatore ucciso. Viene però saccheggiata anche la cella del marchese e almeno tre quarti dei suoi 15 volumi pronti per la stampa vengono distrutti o dispersi. Anche il rotolo delle 120 journées – scritte in soli 37 giorni ed in un’unica striscia per nasconderla meglio – è creduto da Sade smarrito per sempre. Vittorio immagina la disperazione di quest’uomo che – per quanto irresponsabile cinico e immaturo – ha perso quasi tutte le sue opere senza averne colpa – non per sua disattenzione. Irresponsabilità e cinismo. Vittorio pensa a Rousseau – lo scrittore del più famoso libro di pedagogia che abbandonò tutti i suoi figli in un orfanotrofio. Pensa alla disperazione di chi ha perso tutte le sue opere Vittorio. A quei tempi pensa senza macchine fotocopiatrici floppy disk e-mail. Alle segrete della Bastiglia. Ai ratti. All’acqua che goccia Al fetore. Al non potersi lavare i denti – cambiare le mutande. E pensa a chi dice – tutte le mie opere non voglio perderle prima di bruciare loro bruciate me. E pensa a Virgilio che voleva – vuole la leggenda – che gli venisse bruciata l’Eneide. Pensa a chi ha perso irrimediabilmente tutte le sue opere. A noi che abbiamo perso irrimediabilmente quasi tutte le opere di Sade – eppure quelle rimaste formano moltissime pagine lo stesso. Pensa a chi ha perso irrimediabilmente tutte le sue opere – e che non è vero che preferirebbe essere torturato piuttosto che vedere torturate quelle. Perché appena ti comunicano che hai perso tutto il tuo lavoro tutte le tue opere – comunque salvo svenimenti resti in piedi. Tuo malgrado resti in piedi. Chi subisce torture – fracassata una gamba cavato un occhio – nemmeno volendo nemmeno per salvare la figlia può rimanere in piedi. Quello che conta come al solito è la constatazione banale. Una volta uccisi non si può salvare la figlia in pericolo. Correre da lei. Una volta che abbiamo perso il lavoro di una vita – banalmente – abbiamo ancora la vita che ci costringe a vedere campi e palazzi. Sade che cammina nello squallore cittadino – dopo la liberazione dalla Bastiglia – pensa Vittorio. Senza le sue opere – vestiti lacerati. Pensa Vittorio. Eppure quel campo lo vede. Quel suolo lo sente. E tutti i libri gli onori del mondo – banalmente e filosoficamente – non possono dare altro. Alla fine.

Continua la lettura. Il botta e risposta.

–          Non si può concepire – per fare un esempio – a qual punto abbia limitato il proprio godimento colui che ha affermato la criminalità dell’assassinio. Dal momento che seguendo questo pregiudizio si è privato di piaceri infiniti – uno più eccitante dell’altro.

–          Di piaceri infiniti prima di tutto potrebbe essersi privato chi non è stato capace di scavare abbastanza a fondo nella vita al di fuori dell’assassinio. E si basa su di questo soltanto per mancanza di fantasia – estro. Porre il vincolo dell’assassinio – il comandamento non uccidere – è un aumentare le possibilità dell’uomo non un limitarle. Non morendo – non uccidendo – si consente all’uomo di essere. E quindi anche solo per questo gli si consente di avere delle possibilità. Viceversa uccidendo – l’assassinio – l’uomo morto non ha più possibilità. Questo parlando dell’uomo in quanto specie – e filosoficamente innanzitutto di questo bisogna parlare. Parlando dell’uomo in quanto individuo poi il sadico deve stare attento. L’omicida deve stare attento. Legalizzato l’omicidio molti sadici potrebbero trovare sadici più forti di loro che li riducono a vittime. E una volta morto il sadico non può più essere né sadico né null’altro. Così il masochista – il masochista subisce volentieri ma poi a un passo dalla morte deve fermarsi sennò non è più non può più nemmeno subire. Chi dice che la vita si basa sul piacere e questo sul sadismo deve prima dimostrare che la vita si basi sul piacere e poi dimostrare che piacere sia far del male agli altri. Sennò non fa filosofia. Il principio del piacere è così poco universale che per considerarlo illusorio non è certo necessario essere cristiani o di tutte le religioni che cadono nell’altro eccesso – il principio della privazione della contrizione. In Nijinsky – certo non un prete ma semmai un esteta un Oscar Wilde – leggo. Io capisco gli uomini. Vogliono godersi la vita. Amano il piacere. Io considero orribile ogni sorta di piacere. Io non voglio il piacere.

Nijinsky – gli viene in mente adesso a Vittorio che Nijinsky oltre che a Cobain e (ben più che ad Oscar Wilde) può essere rapportato in campo musicale (glielo ha fatto venire in mente il nome inglese Wilde) a Nick Drake. Per la voce felpata la sessualità androgina il gracile l’intimista l’incompreso. Il raggio di Sole del sorriso.

Continua la lettura. Il botta e risposta.

–          Cosa diavolo può importare alla Natura di uno dieci venti cinquanta uomini in più o in meno sulla faccia della terra? I conquistatori gli eroi i tiranni s’impongono forse l’assurda legge di non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi? Gli sciocchi affermano che questa è una legge di natura.

–          Usare Natura con la lettera grande è intanto sbagliato. Si ricade così nella stessa forma mentale dei credenti dei religiosi dei platonici col Bene il Cavallo eccetera. Non esiste una Natura. Ma solo trucioli. E Democrito non usava lettere grandi. E i fisici non usano lettere grandi. Gli atomi non vogliono lettere grandi. E non esistendo nient’altro che atomi o particelle o materia – atomi o particelle o materia sono anche e in tutti i sensi quelle convenzioni che diciamo essere i nomi propri – le lettere grandi andrebbero abolite. Poi – dire che agli atomi non importi nulla degli uomini è ovvio. E ovviamente importare lo si usa metaforicamente per gli atomi o come preferisco dire io per i punti materiali. Continuando la metafora bisogna però dire che ai punti materiali non importa nulla degli uomini in quanto uomini ma in quanto punti materiali gli importa moltissimo. Non c’è distinzione tra uomo e natura. È un tutt’uno – ivi comprese le categorie convenzionali come quella all’interno della nostra particolare convenzione che è la categoria di importanza. Gli uomini in quanto punti materici come non si costituiscono mai così non si dissolveranno mai – fatto salvo il principio della conservazione di massa universale. Ora però e senza alcun dualismo bisogna aggiungere che l’uomo è uomo solamente per una modalità specifica – e essenzialmente insignificante – della natura dei punti materiali. Questa modalità è la convenzione. E all’interno della convenzione si tratta di stabilire quale convenzione assumere. Bisognerebbe assumere quella più attinente al piano fisico – visto che per quanto uno possa torturare e uccidere un altro i punti matrici dell’altro essendo oltretutto gli stessi dei propri non può certo dissolverli o annientarli. La fisica – cioè la vista la vista di grumi dappertutto e la sensazione dappertutto di materia – ci dice dalla sussistenza inevitabile della massa. E quindi se questa sussistenza è inevitabile a livello base sarà bene – ma di fatto non ci sono livelli – che lo sia anche a livello superficiale. Quello della convenzione. E quindi non bisogna andare contro al principio della sussistenza e dell’inevitabilità e quindi non bisogna uccidere. I conquistatori gli eroi e i tiranni li ho sempre ritenuti degli stupidi. Come la mafia – la criminalità. Credono – al pari dei cristiani e di tutti i religiosi – che le loro opere abbiano un valore quando invece non ce l’hanno. Credono di cambiare il mondo quando invece non possono. Non sanno o fingono di non sapere della sussistenza base – della sua inevitabilità – della priorità e unicità materiale. Quanto al principio di non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi concordo sul fatto che non abbia significato – e che non abbia significato per le ragioni illustrate per casi simili dai filosofi del linguaggio nel corso del Novecento.

–          Noi libertini siamo scellerati e coscienti di esserlo. Non onoriamo altro dio che la libidine – altra legge che la depravazione – altro freno che la perversione. Siamo dei criminali senza dio senza morale e senza religione. 

–          Anch’io sono senza dio senza morale – almeno nel senso adottato dall’uso comune – e senza religione. Non per questo sono un criminale. Né onoro la depravazione. Giudico anzi – criminali e depravati – i religiosi e i moralisti. Tuttavia purtroppo se i libertini sono degli scellerati ricadono anche loro nella vecchia solfa – non rivoluzionando niente. Come cambia poco o punto parlare di dio o natura se si usano con pregnanza filosofica le lettere maiuscole così cambia poco o punto filosoficamente se onori leggi e freni vanno alla libidine alla depravazione e alla perversione anziché a Dio alla patria e simili. Il cambiamento – e dipende da quanto detto sopra sulla fisica sul fisico sull’indifferenza fisica per cui tutto è uguale e sussistente – il cambiamento può esserci solo se smettiamo le maiuscole e se smettiamo gli onori. Quello dei libertini – cambiare di segno girandolo nello speculare opposto il normale o tradizionale – è un intervento non pertinente inutile e noioso. Stupido – non filosofico. Che promette tanto e non mantiene nulla – e si illude. Illudendo tanti sciocchi – satanisti fascisti eccetera.

–          Noi siamo per il ripudio radicale di ogni principio e di ogni regola.

–          Questo è in contraddizione con quanto detto prima – e comunque porterebbe se applicato come prassi all’immobilità. Voi libertini avete principi e regole. Solo che – banalmente – sono di segno opposto rispetto alle statali o alle cristiane. Ma libertini costituzionalisti e i vari Pietro e Paolo sono nella stessa prigione.

–          La vita di tutte le donne di questa terra per noi libertini è indifferente quanto il gesto di schiacciare una mosca.

–          Eccolo il punto. La frase il gesto di schiacciare una mosca è capitale. Cristiani costituzionalisti eccetera non gli danno importanza – alle mosche a schiacciarle. In un’intervista alla televisione ho sentito lo studioso di diritto costituzionale Giovanni Sartori vantarsi di uccidere gli scarafaggi per passare il tempo in treno. Nella questione dei centinaia di caprioli uccisi in Piemonte dallo Stato Italiano perché troppo numerosi – non un prete è intervenuto ma come al solito le uniche associazioni animaliste. Schiacciare una mosca è un fatto gravissimo. Riflettere sullo schiacciare una mosca significa riflettere sul senso e il peso della vita umana nell’universo. Le vittime umane si salvano solo salvando le vittime animali. Solo facendo capire alla gente che è la stessa cosa – l’uomo e l’animale. Che uccidere un cane o una bambina è esattamente lo stesso. Così come il farli patire. Fino a che non si smetterà di schiacciare le mosche non si smetterà di uccidere gli uomini. Non dare rilevanza al gesto di schiacciare una mosca significa non essere filosofi. Significa essere sciocchi.Essere stupidi religiosi significa. Essere stupidiconquistatori eroi e tiranni – significa. Significa credere alla perversa platonica religiosa scala dell’essere. Per cui vi sarebbero esseri superiori ed esseri inferiori. – Ma è un cane! esclamano imbecilli le donnette. E fanno eco le costituzioni con le loro pene irrilevanti per chi fa soffrire gli animali. Fra noi e i sassi non c’è – fisicamente scientificamente essenzialmente – soluzione di continuità (da qui fra l’altro la priorità dell’ecologia). Figuriamoci se c’è tra noi ed i cani. Accidenti a Platone e a tutti i cristiani che hanno messo in piedi per millenni simili baggianate della scala degli esseri del superiore e inferiore eccetera. Ai cristiani – come a tutti i religiosi – serve tener di poco conto gli animali. Serve questa distinzione inferiore/superiore. Caduta questa cade anche ogni trascendenza. Ogni religione. È quindi con il WWF con Greenpace che si abbatte l’I.N.R.I. non con il libertinaggio ed il sadismo. Il libertinaggio ed il sadismo fanno lo stesso gioco dell’I.N.R.I. – e anzi gli fanno buon gioco perché gli si presentano come bersagli polemici e capri espiatori. Gli si presentano come diavolo – quel diavolo senza il quale il buon dio non può esserci. E sorvoliamo – tanto non ha nessun interesse se non in qualche misura antropologico – sulla mancanza di ogni plausibilità logica nell’avere da una parte un dio onnipotente e dall’altro un diavolaccio ribelle che mette i dannati all’inferno.

–          Una donna incinta non è nulla. A somiglianza di un forno fa maturare un po’ di fuliggine nel suo utero. Tutto qui.

–          Verissimo. Ma teniamo presente che è tutto qui anche tutto il resto. Per primo il principio del piacere. Un po’ di fuliggine – tutto il godimento del mondo. E anche solo per questo metterlo come base il principio del piacere è contraddittorio e aleatorio.

–          Ho conosciuto un uomo la cui passione consisteva nell’ascoltare le urla dei bambini. Voleva una madre con un figlio la cui età non superasse i tre o quattro anni – e la costringeva a picchiarlo brutalmente in sua presenza. Poi quando il piccolo urlava la madre doveva prendere in mano il cazzo di quel porco e masturbarlo vigorosamente di fronte al figlio facendolo eiaculare sulla sua faccia inondata di lacrime.

–          Un po’ di fuliggine bisognava bisbigliare alle orecchie di quel porco – e parlare di quel porco significa assumere la prospettiva o convenzione morale vigente. Un po’ di fuliggine cretino bisognava aggiungere e tutti i suoi bollori sarebbero calati. Perché se è un po’ di fuliggine il figlio e la madre è un po’ di fuliggine anche il porco e quello che il porco fa – che quindi è qualcosa di insensato irrilevante inutile. Al pari di un atto criminale una ruberia un assassinio un complotto. Insensatezze.

–          Incontrai un uomo che aveva la mania di vedere le donne partorire. Si masturbava quando avevano le doglie e veniva sulla testa del bambino non appena questa appariva.

–          Un po’ di fuliggine – e al di fuori di questo nessuna valenza che di insulsaggine stomachevole per quest’atto.

–          Le passioni non influenzano in nulla il modo di pensare di un vero libertino – fermo nei propri principi – empio ateo corrotto sia dopo aver goduto come al culmine dell’eccitazione. È proprio così che dovrebbero essere le persone veramente sagge. Perché mai lo sperma deve dettare o condizionare i principi? Spetta a questi  ultimi decidere il modo di spanderlo. E che tiri o no – la filosofia al di sopra delle passioni deve permanere sempre identica a se stessa.

–          Sade parla espressamente di filosofia. Si pone espressamente su di un piano filosofico. Vuole elaborare una filosofia sadica. ( Il sadismo è la filosofia di Sade come il marxismo la filosofia di Marx). E per questo siamo autorizzati come sopra ho fatto a trattare filosoficamente – filosoficamente a trecentosessanta gradi – le sue affermazioni.

–          Una cosa per orribile che possa sembrarvi non è più orribile quando vi fa godere. Lo è soltanto per gli altri – ma chi può garantirmi che l’altrui giudizio quasi sempre errato su qualsivoglia argomento non lo sia anche su questo?

–          Il sadismo – come l’assassinio e il fare del male in genere – non si confuta tacciandolo di disumanità. Così anzi gli si fa un favore. Si confuta dimostrandone – fisica atomica alla mano – la totale stupidità. La totale illusorietà. L’insignificanza.

–          Non esiste nulla di sostanzialmente buono o di sostanzialmente cattivo. Tutto ciò che riguarda gli usi le opinioni i pregiudizi è relativo. Stabilito questo è possibile che una cosa del tutto indifferente in se stessa appaia indegna ai vostri occhi e piacevolissima ai miei. Ma nella misura in cui mi piace – data la difficoltà di attribuirle un valore preciso – e nella misura in cui mi diverte sarei veramente pazzo se non ne godessi solo perché voi la condannate.

–          No – la pazzia sta nel considerare il godimento il massimo. Quando è il minimo quando è una convenzione delle più sterili. Quando non ha un riscontro di una qualche consistenza nella fisica atomica. Tutto va ridotto alla u.m.a. – unità di massa atomica.

–          La vita umana è a tal punto insignificante che possiamo disprezzarla a nostro piacimento. Quasi fosse quella di un gatto o di un cane.

–          Qui si vede bene come si possono difendere vite umane – far capire alla gente che non bisogna uccidere. Solo difendendo quelle degli altri animali – rispettandoli al massimo. Per quanto riguarda il disprezzo si ricordi che sostanzialmente è impossibile distruggere alcunché perché la conservazione della massa o del grumo di materia universale è inevitabile. E noi sostanzialmente siamo questo – non altro. Ma se siamo questo sostanzialmente è inutile o aleatorio ostinarsi in pseudo-distruzioni superficiali come sono gli omicidi. Ogni elettrone è identico a ogni altro e non c’è alcun modo di distinguerlo.

–          Un campione di ateismo. Un uomo che non rispetta nulla.

–          Quanto ha fatto male nel corso dei secoli alla buona causa atea questa erronea associazione! Ateismo è bontà – è massimo rispetto per la natura. E omo val tanto quanto in sé ha bontate. La religione è la cattiveria la disumanità la mancanza di rispetto. L’offesa alla natura. La religione e la mafia – il credere in guerre uccisioni maltrattamenti sono tutti dogmi scimuniti e ridicoli.

–          Bisogna essere pazzi per riconoscere un Dio. E totalmente idioti per adorarlo.

–          Concordo pienamente. Vorrei far stampare una maglietta con su questa frase. In francese.

–          Odio la religione e odio coloro che la praticano.

–          Questo è sbagliato. L’odio è un sentimento stupido.

–          Nell’uomo la forza della natura è più potente di quella dell’educazione.

–          La natura dell’uomo è la convenzione. E non c’è da una parte l’uomo e dall’altra madre natura. Pensare così è gretto platonismo.

–          A ciascuno la sua mania. Evitiamo di condannare quelle degli altri o di stupircene.

–          No – è proprio la mania ad essere un qualcosa di assurdo. Di stupido. Di non filosofico. Per questo il sadismo è stupido assurdo e non filosofico.

–          L’esistenza di Dio non è che una pazzia condivisa attualmente soltanto da una ventina di fanatici in tutto il mondo.

–          Se fossero davvero solo una ventina non ci sarebbero più né guerre né omicidi né inquinamento né morti per fame. Siamo alle solite. Il papa prega per la pace quando non potrà esservi né pace né felicità né intelligenza finché al mondo vi sarà ancora un papa. Perciò è lecito dividere l’umanità in due categorie – credenti e non credenti. Male e bene. Chi è credente non può essere filosofo non può tirare le dovute conseguenze dai risultati della scienza fisica e quindi non può fare del bene. Non può fare quello che fanno i filosofi. Partire dal nichilismo – se così si vuole chiamare la negazione di ogni oggetto assoluto di fede – e costruire poi liberamente ma umanamente nuove sane convenzioni d’accordo con la fisica e col suo principio dell’inevitabilità di una materia comune e ultima. La gente non pensa alle stelle perciò non capisce il mondo. E le stelle non sono paradiso ma terra.

–          Quante volte ho desiderato d’assaltare il Sole per cancellarlo dall’universo o usarlo per incendiare il mondo!

–          Questo sarebbe letteralmente nichilismo. Ma è qualcosa di logicamente impossibile. Perché il nulla – il vuoto è qualcosa di logicamente impossibile. In quanto sono anche il nulla e il vuoto devono avere una materia. Logicamente il Big Bang è una spiegazione – se lo è – solo per l’universo attuale o solo per il nostro universo. Cioè – prima del Big Bang non è vero che non c’era niente. C’era tutto. C’era tutto l’essenziale. E non importa che il tutto fosse stato sottoforma di una pallina compressurizzata all’inverosimile. Questa è una tautologia. Per questo il nichilismo in ontologia è assurdo a priori fin dalla logica. E siccome è logicamente impossibile distruggere è stupido uccidere. Da qui – infine – a spingere al bene e a un’etica degna di questo nome il passo non è lungo. Anche quel testaquadra di Platone lo sapeva che i buoni non sono altro che gli intelligenti. Questo sarebbe letteralmente nichilismo se non avesse l’ipocrisia edonista di dedicarsi alle donne giovani e leggiadre – o a seconda dei gusti alle zoppe e vecchie – facendo così rientrare dalla finestra il valore cacciato dalla porta. Ond’io esser non nato ben vorria od esser cosa che non sentisse – questo non lo dice il sadico. Questo sarebbe nichilismo. Il sadico invece vuole ben sentire vuole godere. Il sadico non è un nichilista. Il sadico è un mediocre. Un mediocre e uno stupido come tutti i maniaci e i fissati.

–          Mi hanno rinfacciato l’aridità di cuore. Ma è forse mia la colpa? Non è forse la Natura che ci elargisce vizi e virtù?

–          No – tanto più che la natura con la lettera maiuscola non esiste. È una nociva antropomorfizzazione. La bontà poi si crea in una società con il ragionamento filosofico. Bisogna elaborare un’etica razionale. Non irriderla come si è fatto. È importante certo basarla su di una buona ragione. E questa ce la dà la scienza. Certo la scienza ci dice con Darwin dell’egoismo spietato che è alla base della vita. Che il motore dell’evoluzione è non il bene della specie ma dell’individuo. Anche senza scomodare il 1859 – dal 1976 almeno tutte queste cose le ha dimostrate divulgandole al pubblico Richard Dawkins. E ha riassunto il tutto con l’espressione legge del gene. Sade è ante litteram esattamente sulla medesima linea di Darwin e Dawkins. È uno scienziato. Evoluzione cieca – egoismo – natura con i denti e gli artigli rossi di sangue. Tuttavia è uno scienziato che proprio in quanto darwiniano si limita al biologico. Ed è troppo poco la biologia. È troppo poco fondamentale. Bisogna passar oltre. Al fondamentale costituito dalla disciplina fisica. Né Dawkins né Sade gli si dedicano. Ma sarebbe stato sufficiente dedicarsi a Democrito. Per avere la scienza più profonda quella del piatto del tutto uguale della non soluzione di continuità tra organico e inorganico. E quindi la scienza della biologia ridotta a spauracchio. Con Darwin e Sade si ha la descrizione non la comprensione e non quindi la vera ultima scienza. Vera ultima scienza che basta per farla sorgere il nostro vedere fenomenico. La nostra coscienza fenomenica. Tutto è piatto tutto è ridotto a questo piattume indifferente e materico. Dire questo ridurre tutto ridurre tutto a questo modo è fare scienza. Ed è possibile così fare scienza partendo dalla nostra esperienza fenomenica delle macchie di colore o delle viscosità tattili che ci circondano inevitabilmente ognidove e che quindi fanno l’ognidove. Che fanno ciò da cui non siamo scientificamente autorizzati a staccarci supponendo entità extra diverse essenzialmente distinte. Questa fisica fenomenologica che basta la comparsa di tre secondi del bambino al mondo per realizzare perfettamente e in maniera non migliorabile – anzi solo offuscabile o degenerabile – è quella scienza più fondamentale della biologia. È una fisica gestaltica che mostra l’insensatezza e l’irrilevanza dell’egoismo a forza di particelle tutte uguali e in un continuum. Mostra l’irrilevanza fisica dell’egoismo a forza di dimostrare l’irrilevanza l’inesistenza fisica di soggetti oggetti e individui l’egoismo da questo punto di vista massimale diventa addirittura un concetto superfluo e non scientifico. Resta da vedere come possa essere sensato far del bene ossia l’altruismo – se è insensato. L’egoismo perché non ci sono individui. Per fare questa dimostrazione prima di tutto bisogna assumere ancora il punto di vista di Darwin e di Sade. Bisogna assumere quel livello alto di concettualizzazione o convenzionalizzazione che considera gli ammassi di materia indistinti come individui distinti. Assunto questo livello però – se si è rigorosi – lo si farà non dimenticandoci del livello base quello dell’indifferenza e uguaglianza totale e materiale. Quello che ci dice che la totalità di materia è per definizione ineludibile inevitabile. Ma se è così allora gli atteggiamenti egoistici saranno contronatura ossia inefficaci inutili e superflui perché non potranno far altro che conservare essenzialmente e inevitabilmente proprio quanto credono di distruggere. Gli atteggiamenti egoistici appariranno contronatura perché presupponenti  individui quando individui non ci sono – in natura nella natura profonda e base. Assumendo così la prospettiva di Darwin con la consapevolezza del materialismo fisico il far del male il tentare di distruggere saranno atteggiamenti che cadranno per eccesso di stupidità irrilevanza e illusorietà. Ovviamente ciò – la negazione dell’egoismo – sarà possibile solo a quel livello darwininano costituito dall’uomo per il quale v’è un margine di libertà ossia di consapevolezza. L’ameba potrà perseverare nell’egoismo perché comunque sia renderà un servigio alla natura al cosmo rappresentando a prescindere dalla forma particolare un sostegno una perpetuazione del tutto. L’uomo invece e darwinianamente avendo certe altre facoltà o modi d’essere fra cui conoscenza e coscienza d’alto livello dovrà abbandonare egoismo e sadismo perché colpevoli di innaturalezza di illusorietà o perché non il massimo possibile della naturalezza. L’ameba – e siamo al livello darwiniano dell’individualità quel livello cioè che distingue i vari esseri – avendo un apparato convenzionale minimo eserciterà sul mondo un certo peso che può esprimersi anche in una maniera da noi definibile egoistica. Perché per l’ameba è naturalissimo così. Noi nella misura in cui ci è naturalissimo un apparato convenzionale complesso ci è naturale e non innaturale la negazione dell’egoismo una volta che scientificamente o fenomenicamente abbiamo saputo della sua irrilevanza e inesistenza in fisica. L’ameba può essere egoista nella misura in cui non conosce la fisica e in cui la sua natura specifica non gliela fa conoscere. Nella misura in cui è per lei naturale non conoscere la fisica. L’uomo non può essere egoista nella misura in cui la sua natura specifica gli impone di conoscere la fisica – di avere cioè occhi mentali e sensi e coscienza – di avere cioè quanto gli fa considerare l’egoismo illusorio e quindi innaturale o non naturale per lui uomo al massimo. Infine Dawkins stesso ammette che il vero scopo del DNA è quello di sopravvivere. Quindi l’utilitarismo è falso. Non c’è uno scopo al di fuori della sopravvivenza. Ma allora è falso anche l’egoismo in quanto lo statuto della natura è la sopravvivenza è la sussistenza. Il DNA essendo fra le essenzialità della natura. Sadismo è sciocchezza tentativo d’azione innaturale perché è come se credesse ovviabile il sopravvivere o sussistere. Perché è come se credesse operante il nichilismo. Quando nichilismo non si dà se non a livelli superficiali non filosofici. E chi uccide o fa del male a qualcuno è a livello superficiale non filosofico scambiando – per usare il vocabolario di Dawkins – l’individuo e la convenzione dell’identità quale unità base della selezione naturale al posto del gene della particella del corpuscolo.

–          Viveva nelle vicinanze della casa del giudice di tribunale Curval un povero facchino padre di una deliziosa fanciulla e giudicato ridicolo per gli onesti sentimenti che nutriva. Già vénti messaggi di ogni sorta erano stati inviati per corrompere l’infelice e sua moglie con proposte relative alla sua fanciulla ma senza ottenere alcun risultato. Curval promotore di queste ambasciate e sempre più irritato per i continui rifiuti non sapendo a quali mezzi ricorrere per poter far sua la fanciulla e sottoporla ai suoi libidinosi capricci immaginò con la massima semplicità di condannare alla ruota il padre per portarsi a letto la figlia. Il piano fu concepito ed eseguito alla perfezione. Due o tre furfanti se ne occuparono e prima della fine del mese l’infelice facchino fu coinvolto in un delitto immaginario che sembrava commesso dinanzi alla sua casa e che lo portò immediatamente in carcere. In soli tre giorni grazie alla disonestà e alla corruzione il poveretto fu condannato alla ruota senza aver commesso altro delitto che quello di voler salvaguardare il suo onore e quello della figlia. Dopo la condanna Curval intensificò le pressioni. Qualcuno si recò dalla madre e le spiegò come la salvezza del marito dipendesse soltanto da lei. Se fosse venuta incontro alle esigenze del giudice era certo che questi avrebbe strappato il marito all’orribile destino che lo attendeva. Non c’era più tempo per esitare. La donna piangendo condusse ella stessa la figlia ai piedi del giudice e questi promise ogni cosa – ben lungi in realtà dal voler tener fede all’impegno non soltanto perché temeva che il marito se liberato provocasse uno scandalo sapendo a qual prezzo era stata riscattata la sua vita ma perché lo scellerato provava un’ulteriore e ben più eccitante piacere nell’ottenere quanto desiderava senza sentirsi costretto a mantenere promessa alcuna. La sua fantasia si era eccitata concependo scene delittuose che esasperavano in lui la perfidia lasciva. Ed ecco cosa progettò per realizzare quanto di più infame e di più eccitante poté immaginare. Il suo palazzo a Parigi si trovava di fronte al luogo dove talvolta i criminali venivano giustiziati e poiché il delitto – immaginario – era stato commesso in quel quartiere l’esecuzione sarebbe avvenuta proprio di fronte casa sua. All’ora stabilita fece sì che la moglie e la bimba venissero da lui. Ogni finestra sulla piazza era sprangata affinché nulla di quanto si preparava all’esterno potesse essere veduto dalle stanze in cui aveva chiuso le sue vittime. Lo scellerato che conosceva l’ora esatta dell’esecuzione scelse quel momento per violentare la bambina tra le braccia di sua madre. Tutto si svolse con tale precisione e con così perfetto sincronismo che il giudice eiaculò nel culo della bambina nell’istante stesso in cui suo padre spirava. Non appena ebbe consumato l’atto – Venite a vedere – disse alle due poverette aprendo una finestra sulla piazza – venite a vedere come ho mantenuto la promessa. E l’una vide il padre e l’altra il marito esalare l’ultimo respiro sotto gli strumenti del boia.

 

Bibliografia in fase di allestimento

Tutte opere di Sade.

Tutte le opere di Henry Miller.

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