Il lago

Il lago

Alessandro Raffaele Torlonia (Roma, 1800 – 1886) fu Duca di Cesi, Marchese di Romavecchia, Principe di Civitella Cesi e banchiere. Tra il 1853 e il 1875 prosciugò (ad Avezzano in Provincia dell’Aquila) il Fucino il terzo lago d’Italia per estensione (14.775 ettari). Per tale prosciugamento fu elevato a titolo nobiliare di Principe dal Re d’Italia e reso proprietario delle terre per 99 anni. Non gli restò che far arrivare dalle Marche e dalla Puglia mezzadri ed agricoltori per completare la sua speculazione. Ad Avezzano dal 1899 un busto del Principe troneggia in Piazza Torlonia rivolto alla piana del Fucino. Nel 1956 dopo il suo completamento il Liceo Classico di Avezzano fu intitolato al Principe Torlonia.

Scopo del testo è di raccontare questa storia anzitutto tramite uno stile ecologico in cui cioè si facciano collassare il soggetto nell’oggetto l’astratto nel concreto l’organico nell’inorganico e viceversa. Raccontare questa storia pensando sì a degli emuli del Torlonia come Berlusconi e all’Italia di Berlusconi ma anche agli imprenditori Indiani e Cinesi perché non facciano come i loro predecessori occidentali.

Il racconto sarà più che altro concettuale e grammaticale. Una narrativa senza narrazione. Senza personaggi azioni sentimenti descrizioni. Ma con concetti e personaggi azioni sentimenti descrizioni con valenza concettuale (di concetti che in quanto ecologici toglieranno al concetto ogni astrattezza che non lo riconduca al concreto materico). Ecco con l’ecologia il superamento del postmoderno o anche dell’avanguardia anni sessanta.

Segue un primo abbozzo della parte iniziale e della fine:

155 Km2 di distesa a specchio d’acqua vivrebbe il Principe guardasse. O vive lo stesso e comunque anche a capo basso distolto e spalle. Ho sul tavolo Il principe di Machiavelli. Il piccolo principe di Saint-Exupery. E Moby Dick. – E Cent’anni di solitudine. Infine Husserl (Der Krisis). Infine Bateson. Mind and Nature.

La distesa la condizione per essere se stessa per essere distesa non la considera. E così lo specchio. E così l’acqua. Per essere se stessi e rimanerci i 155 Km2 non debbono considerarsi. Il Principe li considera d’improvviso. Un giorno. Li considera non guardandoli ma come sua proprietà sua discrezione o erbaccia. Un giorno.

Il Principe considera erbaccia l’erbaccia.

O sennò d’improvviso un giorno cifre da spostare. Da spostare nella colonna dei possibili guadagni. Investimenti! Li considera su di un foglio i 155. E i Km2. Li considera tramite il commercialista. Non sa neanche di cosa si tratta. Non l’ha visto. Il commercialista gl’ha promesso fatto capire ed è bastato. Buoni affari. Dal lago. E la popolazione sarà contenta il commercialista ha aggiunto andandosene.

–          Ci si può fare una distesa enorme di grano. Ah! Dal lago al grano!

Il Principe i suoi sopralluoghi dei lavoratori ci vede di già laggiù al posto del lago. Con la schiena piegata. Lui che comanda. Loro che lo ringraziano. Grazie! grazie per il lavoro! E a casa, casa sua di qui, provvisoria (villa, sopralluoghi) da dove non si vede il lago e dove le donne non sanno aumentano a casa sua lo vede questo lo sa lo conta il Principe aumenteranno a casa i sacchi di farina.

–          Papà non è cattivo!

Direbbero le figlie – ma sanno le figlie? ha delle figlie? I pescatori e i pesci e le alghe e l’uomo libero diciamo così che avrebbe semplicemente voluto vivere il lago non hanno invece detto. Non dicono niente. Non si sentono se basta andare alla dimora di qui del Principe là dietro la collina per non vedere non sapere. Anche il lago non si sentirà. Non si farà sentire. Non sentirà sé.

Non è stanco evidentemente il Principe dell’ennesimo ennesimo 155. Di far pezzi e prezzi. Torna a casa la luce calda la cena già dapprima pronta. I pesci saranno muti per sempre? Uscissero da tutti i laghi? Boccheggiassero tutti i pesci delle terre? Io non ho parole per dare parola a tutti questi pesci. E ai futuri e trapassati. Né i libri sul tavolo. Né voi poi comunque orecchie. I pesci sono troppi o anche solo uno è troppo per questo. E se è ovvio il difficile da capire è che è ovvio.

Intanto il Principe ha ebbe la libertà o forza di. Nessuna libertà invece nessuna forza contraria. Sennò non sarebbe stato possibile e tanto facile …

–          Oberatissimo.

Rispose una volta il Principe ad un minimo d’uomo libero in gita al lago che l’invitava per un bicchiere di vino. Un invito sbadato. Avrebbe chiesto sì Perché prosciugarlo il lago? il minimo uomo. Ma poi tornando presto in città se ne sarebbe dimenticato e anche la domanda a vent’anni – e vive di rendita – l’avrebbe formulata col riso sulle labbra giocoso, il cappello in alto sopra la fronte, non tragico.

–           Oberatissimo.

Ha però risposto il Principe. E così neanche ’sto puerile dubbio o provocazione piccola piccolo inciampo …

Le erbe gli alberi il verde a macchie, fra il cielo, riempiono, anche non volendo, gli occhi del Principe che non lo fa (non è che …) per motivi economici … non è che n’abbia gran bisogno … e poi non avrebbe nemmeno il tempo di spenderseli tutti quei soldi … mangiarsela tutta quella farina, toccarla … Ma per riempirlo piuttosto il tempo da vivere che gli resta e riempirlo secondo la massima vigente che vuole edificare che vuole cemento mattone grano dappertutto fuori dalle orecchie esca e comunque intervenire spoliare il verde spoliare (spoliare da spoliazione). Come quando facevano le crociate perché bisognava che … E allora anche i vecchi e stanchi e senza meta partivano … Le erbe gli alberi il verde a macchie, fra il cielo, riempiono, anche non volendo, gli occhi dei crociati che poi solcarono anche il mare e allora macchie di mare … Se fossi Verga descriverei qui la massa dei pezzenti che il Principe ignora come ignora il lago (e anche il lago, non importa se morto, a sua volta, inevitabilmente, ignora e qui sta la sua rivincita e allora la rivincita è inevitabile o è inevitabile che nessuno alfine vinca …) … ma le erbe gl’alberi il verde a macchie fanno lo stesso … bisogna dimostrare che il Principe è fatto suo malgrado di queste cose qui, pur ignorandolo, e può ignorarlo perché tanto è inevitabile …

–          Oberatissimo.

Neanche questo risponderebbe al pezzente (contadino pescatore) l’invitasse all’osteria … Dal suo cavallo le parole la voce dei contadini pescatori non arriva … Anche se, come il lago non importa se morto o mai vivo, anche se c’è lo stesso c’è e bisogna dimostrare (ma si dimostra da sé) che il Principe lo sappia o non lo sappia è fatto pure di ’sta voce, strozzata si dice, silenziosa e così il suo cavallo alto.

–          Oberatissimo.

Il contadini pescatore poi ammesso e non concesso non avrebbe capito – mentre pure il contadino inevitabilmente l’albero l’erba il verde a chiazza … Non conosce i significato di ’st’espressione. E il Principe trovandosi a esprimerla il significato lo conosce conoscerebbe? Oh solo molto molto occasionale e punto (niente) critico … Sarebbe più che un significato un uso un gesto – un gesto di diniego come parola e un gesto (parola) di diniego in accordo passivo coi gesti (parole) di diniego dell’epoca.

Epoca – il Principe non conosce vive altro e di questa non conosce vive perlomeno ammesso ne facciano parte né il lago né i contadini pescatori ma solo conosce l’uso o prassi di certi ambienti gli ambienti suoi principeschi e basta il mondo è qui e il resto (per modo di dire è qualcosa) e il resto a servizio. Poi allora si capisce come il Principe possa facile quotidianamente sorridere. Sorride e fa sì col capo tanto poi ha il potere irresponsabilità di fare quello che gli pare e quello che gli pare o appare è molto ristretto non deve arrovellarsi quello che gli pare appare è banalmente principesco fare il Principe – essere è fare – e basta.

Allora la materia non esplode e può anche confessarsi.

–          Lo Spirito! Lo spirito!

È tutt’uno col principesco lo Spirito e con la materia che non esplode (si vede) solo perché non si sente (non ci si interroga sulla sua esistenza e come ecc.). Lo Spirito invece va bene coi numeri le entrate le uscite il bilancio il patrimonio (matrimonio patrimonio) e il commercialista suo del Principe è tutt’uno col Papa, non si sa bene se più suo del Principe o il Principe più suo del Papa ma anche col commercialista ragioniere vale lo stesso perché ’sto ruolo rappresenta un sistema e il Principe beato solidale a cavallo c’è nel mezzo.

C’è nel mezzo anche il fango pantano dello stivale destro uno schizzo di fango sotto al tacco dello stivale si vede col Principe alto a cavallo in perlustrazione – dei numeri Km2 braccia di braccianti ecc. non del lago o verde.

C’è nel mezzo anche il fango anche solo uno schizzo di questo c’è nel mezzo fisicamente al sistema e più ancora che al sistema (giacché anche questo deve esser da qualche parte) è nel mezzo il fango quel fango schizzo ecc. è nel mezzo all’universo ma il Principe non se ne cura poi pur continuando a non curarsene – del fango o del verde – morirà però … e allora tutto si spiega.

Ma il Principe non è uomo da spiegazioni, darle, riceverle (e spiegare è vedere); il Principe lui funge è funzione. Ed è funzionale a lui alla sua (ma è la funzione che è sua o è lui che è della funzione?) alla sua funzione è funzionale che il lago venga giù sparisca  e soprattutto quei chilometri e chilometri quadrati passino alla voce senza lingua dell’entrate nel patrimoniale nella cassa ecc. Ma non tanto per un, banale, anche allora, e sempre, affare di soldi. Bensì per un percorrere proseguire ampliare ’na strada (dicesi anche ideologia o moda o modo …).

La strada nel caso è quella di prosciugare di decidere in pochi o uno dello spazio (terra, aria) di molti e tutti e deciderlo pei secoli de’ secoli e farlo (decidere) secondo la logica del prosciugamento o cemento – cementificazione edificazione rastrello – come se la chiazza del cemento fosse per l’occhio e testa e esperienza meno inevitabile di quella del verde bosco albero … Principe! Svegliati!

–          Oberatissimo.

E poi lo vedi cappello in mano uscire senza salutarti dalla chiesa dopo la messa delle sei (PM) ed è già tutto buio e sono verde sostanzialmente anche i mattoni o quel che è campane comprese della chiesa. Sono verdi nel senso di materia la stessa una e sfarfalla inevitabilmente in varie forme ma è la stessa è materia sfarfalla davanti dentr’agl’occhi anche spenti e certo anche morti. Uccidimi Principe! Fa lo stesso!

–           Oberatissimo.

Non fosse per il verde quando vedo il Principe ridere o lo sento Oberatissimo! una cattiveria irreparabile si sarebbe aggiunta alle fitte riverse nel cosmo. Ma inevitabilmente anche le cattiverie se sono devono esser verde e cioè porsi a questo livello pena non essere … Da qui il possibile dell’ingiusto ma anche il suo vacuo …

Senza razza senza specie senza genere l’animale gl’animali mentre i sopralluoghi del Principe anche a loro gli pulsa il sangue nelle membra e dalle membra tu-tum tu-tum il battito ad auscultare il suolo un poco tu-tum tu-tum si sente e comunque c’è anche se il Principe cavallo e registro (papa e commercialista) il Principe non lo sente. Rari sopralluoghi e per portare anche la famiglia i villeggiatura/avventura oh-oh etc. Oppure per personalmente imperiosamente sigillare una tantum e per sempre quanto già tutto deciso finito garantito nella Capitale. Lì risiede il Principe. E da lì si prosciuga il lago. Si fa del lago questo lago quello che si vuole. Senza accorgersi (dirsi) che è universo e che quindi non si può … Senza accorgersi via Principe la Capitale che se è siccome è è universo e allora è lago e se prosciuga il lago prosciuga sé mentre all’universo come risultante niente. Uno zoccolo del cavallo del Principe calpesta mille si dice fili d’erba – li sta calpestando ora, è un sopralluogo. Quattro – quattromila. E va al galoppo. Mille zoccoli che calpestano di mille secondi in mille secondi. E si sta parlando solo di lui. Poi ha tutto il seguito con altri zoccoli altri ferri altri mille.

–             Oberatissimo!

L’avesse detto per questi fili d’erba calpestati avrebbe mostrato una qualche sensibilità o consapevolezza per lo stare al mondo cioè universo. Ma nulla. Lo ha detto perché interlocutore non gl’era il papa o il commercialista ragioniere. Perché non era dalla Capitale. E il Principe risponde solo alla Capitale con cui sta in rapporto già visto nei secoli di servitù a vicenda. Cui prodest?

Cui prodest? Cui prodest? non se lo chiedono né il Principe né la Capitale né il lago ognuno per il cui e per il prodest chiuso in se stesso … se cuia e se prodesta ciò che cuia e ciò che prodesta cuierà e prodesterà all’interno del Principe all’interno del(la) Capitale all’interno del lago al di fuori niente né cuiprodest. L’interno poi come dimostra l’ignoranza del Principe (e anche del lago però, che non si difende) è un fittizio. Interno esterno sono fittizi al posto del tutt’uno. Alberi vento macchia (macchia di ink. macchia di luce; macula; riverbero – e riverbero è sia s. sostantivo che 1a pers. sing. del verbo Verbo).

–          Oberatissimo!

Anche il lago in un certo senso lo è. Nel senso – pure Prossimo a quello del Principe ma senza cattiveria/interesse – nel senso dell’indifferenza dell’. (Ci si interessa di una cosa se si è indifferenti del resto). È tutto preso ma tutto tutto, notoriamente (notorious), dall’indifferenza il lago. E per quante fanciulle ci si perdano per quante folaghe (?) non può fare altro non può realizzare altro che indifferenza. Indifferenza! Lo cancellano e lui indifferente! Anche il Principe lo è – foglie ecc. – ma in più si dice è cattivo/interessato è. Potrebbe fare altro. Non cancellare il lago per es. Non servire la/il Capitale per es. Anche il papa potrebbe non fare il papa. E il commercialista il ragioniere. Mentre i cuori di tutti questi tu-tum tu-tum non potrebbero non pulsare (vena). È il pari dell’indifferenza (silenzio) del lago. Non è colpa sua l’indifferenza! – del lago. Colpa responsabilità il cancellarlo da parte del Principe (o chi per lui se ci fosse stato) invece sì invece.

–          Vogliamo i colpevoli!

–          Oberatissimo!

Oberatissimo questa volta a non farsi considerare dalla storia i posteri come colpevole. E non può molto in questo perché appunto sono posteri. Sono poi. E le notizie fuggono si propagano distendono a valanga catodicamente catodicamente. E nessuno processo la può nessuno processo (forse) contro un tubo. Un tubo. Quello che si può prima dell’entropia (notizia è entropia) incanalarci nel tubo incanalarci questo anziché quello. Nel caso del Principe c’incanaleranno avrà fortuna il Principe la sala stampa c’incalanerà il meglio ovvero il falso. Ma il grave non è il Principe allora qui. Il grave non è il colpevole. È chi lo osanna invece di condannarlo. È la giustizia ingiusta. È il credere vero il falso.

–          E chi sei tu per stabilire che cos’è vero e che cos’è falso che cos’è – è millenni – che cos’è bene e che cos’è male?

E allora al Principe gli s’innalzano statue. Statue e scuole. Come a tanti falsi. E il grave non è questo. Il grave non è il falso. Il grave è che ci s’accontenti che ci basti (gaudio). La/il Capitale ha vinto e il Principe suo soldato. Lo condannasse la/il Capitale condannerebbe sé. Invece statua e scuola. Un esempio per il posteri! hanno dato questi posteri del(la) Capitale.

Basto che il primo facendosi sentire dicesse il Principe ha fatto bene! e la fama l’internet del Principe fu è garantito.

Meglio non avere nessuna idea – i contadini lì non avevano nessuna idea – che seguire quell’idea che è la fama l’internet del Principe. Io ad es. non ho le idee chiare ma è meglio così che segua … Sono più vicino alla indifferenza del lago che alla cattiveria/interesse del Principe. Sguazza indipendentemente da tutti questi discorsi eppure inevitabilmente tutt’uno con essi la folaga (?) nel lago non ancora prosciugato (prosciutto, sale) e un’ultima fanciulla il lago indifferente l’affoga ci scompare il Principe all’altra sponda sopralluogo.

I contadini muti non si fanno vedere. Come gl’animale e il cacciatore. Se li chiamano a lavoro rispondono vengono appaiono. Come gl’animali domestici. Eppure è sempre più stupido il padrone del servo perché concepisce una cosa stupida come quella di servo e non può darsi naturalmente un dislivello simile contribuisce a render noto il lago con la sua indifferenza. E il padrone il Principe stesso con la sua impunità. Ché se contasse qualcosa il Principe non esisterebbe nemmeno. Non esistono palloni se non gonfiati. E i gavettoni di piscio non sono solo un ricordo militare …

–          Oberatissimo!

Ecco in che cos’era Oberatissimo! il Principe. A divenire un gavettone di piscio … sperando, si fosse posto il problema, nel sempiterno militare …

155 km2 di … (non importa cosa) scambiati per un gavettone di piscio (proveniente però dal(la) Capitale … sennò non sarebbe piscio) … è questo il problema la morale …

–          E chi sei tu …?

Il filo d’erba non può essere un gavettone né tantomeno di piscio perché è troppo vicino all’universo e la/il Capitale non lo elegge in Parlamento (Vaticano). (Vaticano Vaticinio Va …).

Per questo il filo d’erba non può essere mafioso.

La mafia nasce con la distanza dal filo d’erba.

Con la supposizione.

Con la mancanza d’universo e la prospettiva ristretta (storica) d’un papa d’un commercialista.

Il primo papa e papà il primo imperatore il primo re è il primo mafioso. Ogni presidente e papà (padrino) è mafia. Nessuna alga lo è. (Alga è madre). Nessun lago. L’alga (le madri) non suppone. Il lago è indifferente. L’indifferenza – quella del lago e dell’alga che non suppongono e non hanno interesse – l’indifferenza è se senza interesse (la propria pellaccia!) l’indifferenza è senza mafia. Senza omertà. Il lago fu indifferente al suo prosciugamento – e i pescatori indifferenti perché indecifrabile per loro il codice del(la) Capitale. Il Principe non lo sarebbe stato indifferente a un colpo di fucile – il pescatore avesse avuto il fucile gliel’avesse sparato accoppandolo in zucca in fronte terrorista brigatista l’avrebbero chiamato condannato pena di morte. Ma poi anche se non indifferente il Principe sarebbe morto e l’indifferenza con il possibile della sua morte avrebbe vinto. Aveva ragione il lago – Se è possibile è indifferente. Quello del Principe è stato possibile ma non necessario sarebbe bastato forse poco Capitale e papa a parte per il contrario. Sarebbe bastato forse poco – e comunque sarebbe stato possibile anche se indifferente – per la scuola e la statua dedicarle al lago. E il lago non – prosciugarlo cancellarlo.

Il Principe s’è mangiato 155 km2. Come ha fatto digerirli gustarli? Non deve averli manco considerati. Ma così tanto per fare. Perché va di moda. Perché papa perché capitale. Allo stesso modo la cucina del suo palazzo non la conosce ecc. Hanno le cose ma non l’apprezzano perché non le considerano cose, fisiche ma numeri e non matematici ma ragioneria commercio ecc.

La/il Capitale ha ripagato con la statua e la scuola il Principe pel suo servizio. E a scuola s’insegnerà il divenire principe papa ragioniere. E nessuno dice niente. I pescatori animali domestici (soma) o – borghesia! – principi papa ragionieri anche loro e sempre di più fino a quando (pessimismo) si potrà prosciugare ancora qualche cosa. Ma l’azione, saggio (come quello scritto finora) a parte, s’è svolta in questi termini:

il Principe, che non pensa, ed è grave, e non scherzo (grave come sostantivo), se mangiare, non c’ha mai pensato, oggi a pranzo, 5 paste o un’insalata (con tutte l’implicazioni estetiche e alimentari il gesto il gusto ecc. del caso) e non si porta all’occhio per vederla in dettaglio, pur avendone molte e potendone avere anche di più (o proprio perché ne ha molte e ne può avere anche di più) la pasta brioscia e l’insalata, il Principe è nato il x+= a +x=

Il Principe nacque ma non era uomo da infanzia. Si laureò in giurisprudenza per conoscere il diritto. Perché così si fa. Diritti. Si laureò con il massimo dei voti perché non aveva dubbi sul massimo propostogli e ci si prestò col sorriso. Tutti gli dissero bravo e lui non si distinse dai tutti dagl’altri. Sembrava un senatore romano. Appena laureatosi con il diritto in tasca qualche distinzione ma sempre nella direzione dello stesso massimo qualche distinzione rispetto agl’altri a chi non pur volendo non ce la fa a laurearsi col massimo. Qualche distinzione ma sempre per lo stesso verso per gloriarlo gloriandosi. E senza dubbi. Bravo! Che bravo esecutore del diritto! – gli dicono. E lui ride. Sorride. Intasca. Non cresce di statura ma gli si gonfiano le tasche. Gonfia e gonfia. Ridi e ridi. Giovane è già senza tempo. È in braccio completo al diritto e al massimo. Come tanto prima di lui come i senatori romani. Fossimo stati a Roma antica avrebbe fatto quella carriera lì. E col sorriso. Irresponsabile irresponsabile. Buono solo al massimo. A quel massimo lì. A quel diritto lì. E buono a questo perché incapace di dubbio. Come tanti. Come i senatori romani. Eppure ancora funziona! Sembra incredibile eppure ancora funziona. Lo hanno detto in tanti eppure … Lo hanno dato per morto finito tanti criticato tanti eppure … Ci sono queste e vaste e funzionanti rimanenze … Nonostante sia dichiarata finita morta una cosa e in gran copie rimane … Sembra incredibile … Poi il Principe si sposò (non al massimo del suo diritto il massimo raggiungendolo anni dopo col prosciugamento del lago … ed è giusto che sia così … sennò non ci sarebbe niente da vivere … e i giovani debbono farsi su …) … La moglie anche lei d’accordo col diritto. Per il fatto stesso d’esser moglie doveva esserlo. E così i figli. Per il fatto stesso d’esser figli. E d’accordo per giunta (fortunato il Principe) con quel diritto specifico lì. E i figli dei figli. Lo saranno. Lo saranno … Il Principe nella sua ascesa impresa dopo impresa non sa di lago che cosa sia un lago usa solo la parola convenzionalmente ma non ci si dedica a pensarci sopra un minuto. E anche dopo quando sarà la volta del lago no ci penserà sopra un minuto. Non avrà nemmeno occhi adatti per vederlo sentirlo. Ma il mezzo il lago solo il mezzo altrimenti insignificante della realizzazione dell’ascesa del diritto del massimo. Il lago che non sa niente di ascesa di diritto e di massimo. E proprio per questo. Lo sapesse forse reagirebbe. O forse il Principe non avrebbe potuto. Lo avrebbero messo in prigione. Avrebbe negato il diritto e il massimo negando ad altri il diritto e il massimo negando la base del diritto e del massimo e cioè che più siamo e meglio è. Laddove però i marsicani ad esempio se il lago intorno ci stanno dei marsicani i marsicani dal diritto sono considerati come il lago. Che non sanno e né ascesa per i marsicani né diritto né massimo. Per i marsicani o chi per loro. Pur di raggiungere l’obiettivo lago. Anche i figli se necessario ci rientrano nel non sapere nel non essere. Ci rientrano o ci rientreranno. Una volta che il lago non c’è più i figli cresciuti adulti non potranno nulla. Adattarsi solo (se vivibile) alla condizione ereditata. E il Principe il padre che sa solo del lago non ci pensa. Né al figlio né al lago se non come diritto massimo ecc. Stesso discorso pei senatori romani d’altronde forse. Il Principe le imprese prima del lago anche se non vanno bene gli sono fatte andar bene lo stesso. Troppa la sua dedizione per il diritto e per il massimo perché il diritto e il massimo non contraccambino e lo proteggano identici infine con lui loro espressione ultima. Incredibile che le cose siano così dai tempi dei senatori romani e che nessuno … Eppure è perché alle cose del credibile o del non credibile non importa. Il Principe allora sorride. I marsicani allora stanno zitti vedendo il Principe sorridere … non essendo cose credono … credono che il Principe sorridendo non li uccida. E allora stanno zitti. E in effetti il Principe non li uccide con la spada. Però toglie ulivi e vigneti. Perché col lago senza il clima che il lago faceva non ci sono più non possono ulivi e vigneti e per la gente che se ne accorge dopo erano importanti. O comunque non li è stato chiesto nulla. Avrebbero potuto preferire lago ulivi e vigneti agl’appezzamenti poi fatti dal Principe. Avrebbero potuto preferire non guadagnare loro piuttosto che far guadagnare il Principe. Sarebbe potuto esser meglio. Ma dai tempi dei senatori romani il diritto e il massimo prevalgono e allora … E allora comunque sia un marsicano è a tu per tu con una pianta verde e questo stato toglie ogni separazione tra pianta e marsicano che quindi resta fermo impotente anche gli viene strappata la pianta davanti agl’occhi e intorno non ce ne sono più. Resta fermo come la pianta … Ma perché il Principe non ha strappato non strapperà allora anche il marsicano? Perché il Principe che non ci si fissa si vive altro dalla pianta e il contadino lo lascia come una sorta di intermedio tra lui e la ormai ex pianta … Il Principe è il diritto il massimo …

…            …

Ho sul tavolo Il principe di Machiavelli. Il piccolo principe di Saint-Exupery. E Moby Dick. – E Cent’anni di solitudine. Infine Husserl (Der Krisis). Infine Bateson Mind and Nature. Che non leggo. Non foss’altro perché sono sul tavolo. E l’essere sul tavolo m’è sempre rimasto antipatico più di tutto. A parte Il principe di Machiavelli. Il piccolo principe di Saint-Exupery. E Moby Dick … Che mi restano antipatici di più dell’esser sul tavolo.

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