L’acqua e l’alcol

L’acqua e l’alcol

Due sole giovani donne in un appartamento nel semicentro storico (uno slargo, sotto la città, il sole ci picchia quando c’è). Problemi da Freud a Marx: divaricazioni/caratterizzazioni sessuali all’inizio – una monogamica e introversa, l’altra poligamica ed estroversa – che poi in quanto sovrastruttura si dissolvono progressivamente fino, fra disoccupazione freddo tristezza e fame (quella che si pensava d’aver scacciato per sempre dal mondo), alla povertà abietta e senza speranza (perché se male è esser poveri, esser ricchi nel modo e mondo in cui si continua – e in parte non si può non – ad esserlo oggi è anche peggio).

La narrazione della disillusione di un mondo che non dà ciò che promette e dell’eclatante fino all’impossibilità ingiustizia si protrae per stagioni una peggio dell’altra fino all’inverno senza carburante. Una sera a scaldarsi le due ragazze vanno in macchina così che gettano al cielo l’ultimo inquinamento o necessaria insensatezza.

Echeggiare Tozzi senza nominare mai Siena e come se Tozzi fosse stato appieno ecologo e filosofo.

 

 

 

 

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