Münster in Westfalia
«A Münster sorse il regno anabattista di Giovanni di Leida che durò dal 1533 al 1535. In questo periodo venne instaurato un regno proto-socialista e teocratico, che rese la città teatro di repressioni sanguinose tra concittadini. Fu instaurato un regime del terrore, in cui la pena di morte senza processo ma “ispirata da visioni mistiche” era comminata anche per la minima contravvenzione. La città fu riconquistata nel 1535 dall’esercito coalizzato delle città vicine e gli anabattisti che rifiutarono l’abiura costretti all’esilio. I corpi dei leader della rivolta furono esposti in gabbie tuttora appese alla chiesa di San Lamberto».
Sempre da Wikipedia apprendo che la vicenda è stata già trattata dalla sezione bolognese del Luther Blissett Project – Wu Ming – nel romanzo Q uscito per Einaudi nel 1999 e fondatore del New Italian Epic.
A parte vederne i libri nelle biblioteche non so altro del Wu Ming né ho letto i suoi testi. Il mio Münster in Westfalia lungi da ogni epica l’ho pensato a metà anni Duemila quale opera che – ecologicamente più che esistenzialmente, con Hobbes e Darwin più che con Bernhard – tenti di render conto senza personaggi vicende ecc. degli stati umani immaginabili più primitivi fisiologici freudiani. Più animali senza il meglio – per la vita – ma solo il peggio – e quindi meno animale perché meno vitale – dell’animale. Stati senza facce senza nomi senza identità. Impulsi fisiologie cervelli agenti atmosferici acqua aria terra fuoco. Stati che col pretesto della religione sembrano aver trovato sfogo in quello spaziotempo di coazione amoralità e irrazionalità promosso – in un mondo e modo come sempre tanto lontano quanto vicino al nostro – dal ventiseienne olandese di Leida Giovanni o Jan o Johann.
Leida oggi conta 120mila esseri umani vivi. Münster 280mila. Quale il prezzo (la condizione di questa possibilità)? Gli omicidi di Jan o l’omicidio di Jan?